Nell'ultimo anno, grazie a richieste, mi sono trovata il più delle volte al tavolo da lavoro per riprodurre pezzi già realizzati in passato. Il tempo che quest'anno sono riuscita a ritagliarmi per stare al tavolo da lavoro è stato davvero poco, un po' per effettiva mancanza di tempo, un po' perché quando sono troppo stressata o stanca a causa del lavoro, non c'è verso: non ho né la forza, né la testa "leggera"e libera di creare. E così i pezzi nuovi vengono sempre rimandati. Comunque, anche nel lavorare soltanto per commissione o nel riprodurre vecchi modelli non manca la soddisfazione. Innanzitutto, è ovvio, per l'arrivo delle richieste, e poi perché ripetere, ritengo, non è mai tempo sprecato.
Si consolidano nella memoria misure e disegni - che certe volte diventano quasi dei cavalli di battaglia -, si raffinano gesti, si sfida se stessi a migliorarsi sempre di più. A volte se un pezzo nuovo riesce bene può essere anche frutto di una buona dose di fortuna; ripeterlo diventa precisione e tecnica.
Ripetere pezzi mi fa poi capire - o assaporare - come ogni oggetto realizzato a mano sia davvero unico: ci sarà sempre una sfumatura di colore di anticatura diversa, una texture simile, ma non identica, un dettaglio riuscito meglio o, a volte, peggio della versione precedente.
E a volte capita anche di cambiare appena, volontariamente. Come in questo caso: è il terzo paio di "barchette folded" che realizzo. E sono le prime per le quali ho deciso - anziché di conservare le sfumature della cottura a fiamma - di decapare in aceto e sale e anticare successivamente con solfuro potassio.
Ma c'è anche un altra piccola novità. La barchetta ha una curvatura più tonda rispetto al primo paio di "barchette folded": in questo modo le perline vi si adagiano più comodamente. Inoltre, la curvatura più arrotondata mi ha fatto decidere di dare un briciolo di maggiore ampiezza anche all'archetto: trovo, così, l'insieme più armonioso.
Ciao a tutti!
venerdì 26 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
domenica 30 novembre 2014
Arrendersi all'imperfezione
Perfezione: parola impegnativa e concetto, in fin dei conti, del tutto soggettivo. Da quando ho iniziato a dedicarmi a questi lavoretti artigiani, posso dire che la perfezione, unitamente, e forse ancor più, della semplicità, sono stati i miei obiettivi guida. Perfezione intesa - non fosse altro che per il fatto che non posseggo alcuna tecnica, essendo totalmente autodidatta - come "il meglio che posso fare giunta a questo punto del mio percorso". Molto spesso leggo elogi dell'imperfezione, come segno distintivo del fatto a mano e di un artigianato "vero". Mi son sempre detta... beh ma allora artigiani "veri", quelli che oltre all'arte posseggono la tecnica, un orafo qualunque per esempio, che non commette sbavature, come li consideriamo?
Insomma, trovo rispettoso e dovuto - per me stessa, per rispetto dell'artigianato, tanto più per rispetto nei confronti di chi decidesse di indossare un oggetto fatto da me - impegnarmi verso la perfezione, quella che in un determinato momento posso raggiungere, in base al livello della tecnica (chiamiamola così...) conquistata. Ecco perché tante e tante volte ho fatto e rifatto un oggetto, oppure l'ho accantonato e lasciato lì da parte con l'intenzione di riprendere l'idea quando sarò più padrona della tecnica necessaria per realizzarla.
Tuttavia oggi mi sono arresa. E ho deciso di essere indulgente con me stessa e con questi orecchini che vi mostro. Chissà, un domani magari ripeterò l'esperimento. Ma per ora restano così: non disfo tutto come in genere sarebbe accaduto. C'è una cosa che mi infastidisce particolarmente di questi orecchini. Il fatto che hanno avuto, ritengo, un buon inizio - con delle barchette a fold forming che si avvicinavano al concetto di perfezione come da me inteso -, che ho però rovinato con l'uso di pietre dal volume molto irregolare, che mi ha creato non pochi problemi di inserimento e fissaggio.
Il risultato no mi soddisfa affatto, perché le barchette non riescono ad avvolgere le pietre come un guanto.
Ciò che mi trattiene a non disfare - almeno per ora - tutto, forse è la struttura di aggancio. Ho lavorato con i pallini, per una soluzione per me nuova che crea un insieme un po' barocco e un po' spiritoso insieme. E poi in fondo, cercando di unire elementi così "difficili", in effetti forse non sarei riuscita a fare, almeno
per il momento, di meglio...
Ciao a tutti!
domenica 16 novembre 2014
Tutt'altro che un Pinco qualunque...
...il nostro Pallino, figlio della fiamma, trovo che sia pieno di pesonalità! Da quando acquistai la mia piccola torcia, non ho più fatto a meno dei chiodini a pallina. Li trovo decorativi al massimo, che il pallino sia lasciato sferico oppure appiattito, piccino o bello cicciottello. E ci si può giocare anche con il colore, a seconda che si scelga di decapare e patinare, o a seconda del modo in cui lo si fa raffreddare passandolo direttamente dalla fiamma all'acqua. Insomma, io adoro i pallini! E in questi orecchini ho deciso di utilizzare il loro lato decorativo da solo, slegandolo dalla funzionalità.
Protagonisti della composizione, fan bella mostra di sé poggiati su due piccoli tondi di lamina di rame martellata e imbutita. Il risultato è insieme giocoso, un po' circense, riportato "alla serietà" dall'inserimento della classica perla di fiume.
Dicevo del pallino poggiato sulla lamina. Beh, non esattamente: il retro degli orecchini svela che l'aggettivo più adatto sarebbe stato "aggrappato".
Infine, ancora pallini, questa volta anche funzionali: decorano gli ami lunghi che ho scelto come gancio per le orecchie. Anch'essi rossi... eh già, così avvampati, mi spingerei a dire che sono fra i pallini che preferisco.
Ciao a tutti!
Protagonisti della composizione, fan bella mostra di sé poggiati su due piccoli tondi di lamina di rame martellata e imbutita. Il risultato è insieme giocoso, un po' circense, riportato "alla serietà" dall'inserimento della classica perla di fiume.
Dicevo del pallino poggiato sulla lamina. Beh, non esattamente: il retro degli orecchini svela che l'aggettivo più adatto sarebbe stato "aggrappato".
Infine, ancora pallini, questa volta anche funzionali: decorano gli ami lunghi che ho scelto come gancio per le orecchie. Anch'essi rossi... eh già, così avvampati, mi spingerei a dire che sono fra i pallini che preferisco.
Ciao a tutti!
domenica 9 novembre 2014
Cappette
Praticamente sparita dal mio blog, assente dalla pagina di facebook, quasi del tutto taciturna (ma sempre ammirata visitatrice) nei blog che seguo e continuo a seguire. Non ho un gran che di scuse da avanzare a giustificazione di tutto ciò. Semplicemente... sono stata un po' in disparte, anche dal tavolo da lavoro. Rifaccio capolino oggi, mostrando loro: un paio di orecchini semplici, che giocano con la forma delle mie amate "vele".
"Ruvidamente" texturizzate le lunette di lamina rifinita a mano, lisce le "cappette" che dondolano animate da piccoli sassolini di peridoto.
Chiodini e ami a pallina sono naturalmente realizzati a fiamma e, come piace a me, lasciati con quel colore rosso che si forma quando, ancora incandescenti, si tuffano velocemente nell'acqua, con l'emissione di quel suono bellissimo e istantaneo prodotto dall'incontro "folgorante" tra fuoco e acqua.
In tutte le cose, anche le più semplici, penso che sia sempre e comunque un bell'esercizio. Qui, ad esempio, il ciondolare dei singoli elementi poteva essere ostacolato dalle leggere frizioni fra di loro: risolvere il problema è questione di decimi di millimetro.
Ciao a tutti!
"Ruvidamente" texturizzate le lunette di lamina rifinita a mano, lisce le "cappette" che dondolano animate da piccoli sassolini di peridoto.
Chiodini e ami a pallina sono naturalmente realizzati a fiamma e, come piace a me, lasciati con quel colore rosso che si forma quando, ancora incandescenti, si tuffano velocemente nell'acqua, con l'emissione di quel suono bellissimo e istantaneo prodotto dall'incontro "folgorante" tra fuoco e acqua.
In tutte le cose, anche le più semplici, penso che sia sempre e comunque un bell'esercizio. Qui, ad esempio, il ciondolare dei singoli elementi poteva essere ostacolato dalle leggere frizioni fra di loro: risolvere il problema è questione di decimi di millimetro.
Ciao a tutti!
domenica 24 agosto 2014
Scacciapensieri - orecchini
Capita. Una giornata di quelle in cui l'anima è irrequieta. E la testa pensa e ripensa e si avvolge e inciampa nei pensieri, che sono così fitti e impetuosi che, pur nel silenzio della casa, ti verrebbe da mettere le mani sulle orecchie e gridare "basta!!" per il chiasso che ti producono in testa. E il nervoso sale. E i lati peggiori - nel senso che ti fanno stare peggio - del tuo carattere riemergono, dopo che, per via dell'età e dell'esperienza, avevi imparato un po' a domarli o a gestirli. Insomma, una piccola tempesta di sentimenti m'ha presa oggi. E sono qui a scrivere d'impulso per dire che loro, le mani che lavorano e il tavolo da lavoro, sono stati il salvagente.
Al culmine dell'agitazione, ho avuto la lucidità di buttarmi sul tavolo. A caso. Capitasse quello che capitasse. E ho afferrato il primo avanzo di lamina nella coppetta dei ritagli. Mi son detta: "Ma no, piano, segui un progetto!", ma i pensieracci che mi divoravano non me ne davano né il tempo, né la calma. E così mi sono arresa al moto libero delle mani. E con soddisfazione liberatoria ho martellato con forza sulla pietra e sul metallo imprimendo texture e imbutitura.
Così son nati questi orecchini. Da un temporale di emozioni. Che ben governavano il martello nell'imprimere colpi, ma non governavano affatto le mani e la testa nervose nelle cose piccine: credo di aver rifatto le monachelle almeno tre volte, scottandomi pure dopo aver passato il filo nella fiamma.
Non si smette di pensare al tavolo da lavoro, o almeno io non lo faccio. Ma lì riesco a pensare in maniera diversa. Usando le mani, forse i pensieri diventano anch'essi più concreti, e si liberano delle tossine che a volte li inquinano. Al tavolo da lavoro, a volte, si ritrova anche se stessi.
Ciao a tutti!
giovedì 21 agosto 2014
Lui, il tavolo, e loro, le cose incompiute
Timidamente, dopo un lungo periodo d'assenza, mi sto riavvicinando - se non proprio fisicamente, almeno mentalmente - al tavolo da lavoro. Quando, per un motivo o per l'altro, rimango per un bel periodo lontana da lui, il tavolo, il riavvicinamento è sempre timido, un po' reverenziale, un po' timoroso. Forse perché so che, appena mi avrà ricatturata, ricominceranno le immersioni senza fine, con tutte le gioie, sì, ma anche le tante fatiche... Bazzicandogli attorno, quasi ci studiassimo a vicenda, stamattina ho allungato lo sguardo su uno dei piattini che contengono spunti o pezzetti di oggetti semi-ma-mai-finiti. Ed ecco, lì nel mezzo, uno sbrilluccicare.
Un paio di orecchini che, non penso proprio di sbagliarmi o esagerare, sono fermi lì ad aspettare un esito da almeno un anno, se non di più. Nati dalla volontà di realizzare questa forma, ne sono stata in seguito tanto fiera per la texture e la leggera imbutitura- che sì, lo ammetto, mi piacciono parecchio -, quanto delusa dall'aver "rovinato tutto" con le decorazioni, e mi riferisco in particolare ai piccolissimi mezzi cristalli.
Lì s'è fermato tutto. Tanto che gli orecchini sono rimasti anche senza i gancetti per le orecchie, sospesi così, nella loro condizione incompiuta. Smonto tutto? Li completo con le monachelle? Non lo so... però potrebbe essere una scusa per cominciare a riavvicinarmi per davvero al tavolo da lavoro...
Ciao a tutti!
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