venerdì 26 dicembre 2014

Ripetere: forse banale, ma sempre utile

Nell'ultimo anno, grazie a richieste, mi sono trovata il più delle volte al tavolo da lavoro per riprodurre pezzi già realizzati in passato. Il tempo che quest'anno sono riuscita a ritagliarmi per stare al tavolo da lavoro è stato davvero poco, un po' per effettiva mancanza di tempo, un po' perché quando sono troppo stressata o stanca a causa del lavoro, non c'è verso: non ho né la forza, né la testa "leggera"e libera di creare. E così i pezzi nuovi vengono sempre rimandati. Comunque, anche nel lavorare soltanto per commissione o nel riprodurre vecchi modelli non manca la soddisfazione. Innanzitutto, è ovvio, per l'arrivo delle richieste, e poi perché ripetere, ritengo, non è mai tempo sprecato.


Si consolidano nella memoria misure e disegni - che certe volte diventano quasi dei cavalli di battaglia -, si raffinano gesti, si sfida se stessi a migliorarsi sempre di più. A volte se un pezzo nuovo riesce bene può essere anche frutto di una buona dose di fortuna; ripeterlo diventa precisione e tecnica.


Ripetere pezzi mi fa poi capire - o assaporare - come ogni oggetto realizzato a mano sia davvero unico: ci sarà sempre una sfumatura di colore di anticatura diversa, una texture simile, ma non identica, un dettaglio riuscito meglio o, a volte, peggio della versione precedente.


E a volte capita anche di cambiare appena, volontariamente. Come in questo caso: è il terzo paio di "barchette folded" che realizzo. E sono le prime per le quali ho deciso - anziché di conservare le sfumature della cottura a fiamma - di decapare in aceto e sale e anticare successivamente con solfuro potassio.


Ma c'è anche un altra piccola novità. La barchetta ha una curvatura più tonda rispetto al primo paio di "barchette folded": in questo modo le perline vi si adagiano più comodamente. Inoltre, la curvatura più arrotondata mi ha fatto decidere di dare un briciolo di maggiore ampiezza anche all'archetto: trovo, così, l'insieme più armonioso.


Ciao a tutti!

domenica 30 novembre 2014

Arrendersi all'imperfezione

Perfezione: parola impegnativa e concetto, in fin dei conti, del tutto soggettivo. Da quando ho iniziato a dedicarmi a questi lavoretti artigiani, posso dire che la perfezione, unitamente, e  forse ancor più, della semplicità, sono stati i miei obiettivi guida. Perfezione intesa - non fosse altro che per il fatto che non posseggo alcuna tecnica, essendo totalmente autodidatta - come "il meglio che posso fare giunta a questo punto del mio percorso". Molto spesso leggo elogi dell'imperfezione, come segno distintivo del fatto a mano e di un artigianato "vero". Mi son sempre detta... beh ma allora artigiani "veri", quelli che oltre all'arte posseggono la tecnica, un orafo qualunque per esempio, che non commette sbavature, come li consideriamo?


Insomma, trovo rispettoso e dovuto - per me stessa, per rispetto dell'artigianato, tanto più per rispetto nei confronti di chi decidesse di indossare un oggetto fatto da me - impegnarmi verso la perfezione,  quella che in un determinato momento posso raggiungere, in base al livello della tecnica (chiamiamola così...) conquistata. Ecco perché tante e tante volte ho fatto e rifatto un oggetto, oppure l'ho accantonato e lasciato lì da parte con l'intenzione di riprendere l'idea quando sarò più padrona della tecnica necessaria per realizzarla.


Tuttavia oggi mi sono arresa. E ho deciso di essere indulgente con me stessa e con questi orecchini che vi mostro. Chissà, un domani magari ripeterò l'esperimento. Ma per ora restano così: non disfo tutto come in genere sarebbe accaduto. C'è una cosa che mi infastidisce particolarmente di questi orecchini. Il fatto che hanno avuto, ritengo, un buon inizio - con delle barchette a fold forming che si avvicinavano al concetto di perfezione come da me inteso -, che ho però rovinato con l'uso di pietre dal volume molto irregolare, che mi ha creato non pochi problemi di inserimento e fissaggio.


Il risultato no mi soddisfa affatto, perché le barchette non riescono ad avvolgere le pietre come un guanto.


Ciò che mi trattiene a non disfare - almeno per ora - tutto, forse è la struttura di aggancio. Ho lavorato con i pallini, per una soluzione per me nuova che crea un insieme un po' barocco e un po' spiritoso insieme. E poi in fondo, cercando di unire elementi così "difficili", in effetti forse non sarei riuscita a fare, almeno
per il momento, di meglio...


Ciao a tutti!

domenica 16 novembre 2014

Tutt'altro che un Pinco qualunque...

...il nostro Pallino, figlio della fiamma, trovo che sia pieno di pesonalità! Da quando acquistai la mia piccola torcia, non ho più fatto a meno dei chiodini a pallina. Li trovo decorativi al massimo, che il pallino sia lasciato sferico oppure appiattito, piccino o bello cicciottello. E ci si può giocare anche con il colore, a seconda che si scelga di decapare e patinare, o a seconda del modo in cui lo si fa raffreddare passandolo direttamente dalla fiamma all'acqua. Insomma, io adoro i pallini! E in questi orecchini ho deciso di utilizzare il loro lato decorativo da solo, slegandolo dalla funzionalità.


Protagonisti della composizione, fan bella mostra di sé poggiati su due piccoli tondi di lamina di rame martellata e imbutita. Il risultato è insieme giocoso, un po' circense, riportato "alla serietà" dall'inserimento della classica perla di fiume.


Dicevo del pallino poggiato sulla lamina. Beh, non esattamente: il retro degli orecchini svela che l'aggettivo più adatto sarebbe stato "aggrappato".


Infine, ancora pallini, questa volta anche funzionali: decorano gli ami lunghi che ho scelto come gancio per le orecchie. Anch'essi rossi... eh già, così avvampati, mi spingerei a dire che sono fra i pallini che preferisco.


Ciao a tutti!

domenica 9 novembre 2014

Cappette

Praticamente sparita dal mio blog, assente dalla pagina di facebook, quasi del tutto taciturna (ma sempre ammirata visitatrice) nei blog che seguo e continuo a seguire.  Non ho un gran che di scuse da avanzare a giustificazione di tutto ciò. Semplicemente... sono stata un po' in disparte, anche dal tavolo da lavoro. Rifaccio capolino oggi, mostrando loro: un paio di orecchini semplici, che giocano con la forma delle mie amate "vele".


"Ruvidamente" texturizzate le lunette di lamina rifinita a mano, lisce le "cappette" che dondolano animate da piccoli sassolini di peridoto.






Chiodini e ami a pallina sono naturalmente realizzati a fiamma e, come piace a me, lasciati con quel colore rosso che si forma quando, ancora incandescenti, si tuffano velocemente nell'acqua, con l'emissione di quel suono bellissimo e istantaneo prodotto dall'incontro "folgorante" tra fuoco e acqua.



In tutte le cose, anche le più semplici, penso che sia sempre e comunque un bell'esercizio. Qui, ad esempio, il ciondolare dei singoli elementi poteva essere ostacolato dalle leggere frizioni fra di loro: risolvere il problema è questione di decimi di millimetro.


Ciao a tutti!


domenica 24 agosto 2014

Scacciapensieri - orecchini

Capita. Una giornata di quelle in cui l'anima è irrequieta. E la testa pensa e ripensa e si avvolge e inciampa nei pensieri, che sono così fitti e impetuosi che, pur nel silenzio della casa, ti verrebbe da mettere le mani sulle orecchie e gridare "basta!!" per il chiasso che ti producono in testa. E il nervoso sale. E i lati peggiori - nel senso che ti fanno stare peggio - del tuo carattere riemergono, dopo che, per via dell'età e dell'esperienza, avevi imparato un po' a domarli o a gestirli. Insomma, una piccola tempesta di sentimenti m'ha presa oggi. E sono qui a scrivere d'impulso per dire che loro, le mani che lavorano e il tavolo da lavoro, sono stati il salvagente.


Al culmine dell'agitazione, ho avuto la lucidità di buttarmi sul tavolo. A caso. Capitasse quello che capitasse. E ho afferrato il primo avanzo di lamina nella coppetta dei ritagli. Mi son detta: "Ma no, piano, segui un progetto!", ma i pensieracci che mi divoravano non me ne davano né il tempo, né la calma. E così mi sono arresa al moto libero delle mani. E con soddisfazione liberatoria ho martellato con forza sulla pietra e sul metallo imprimendo texture e imbutitura.


Così son nati questi orecchini. Da un temporale di emozioni. Che ben governavano il martello nell'imprimere colpi, ma non governavano affatto le mani e la testa nervose nelle cose piccine: credo di aver rifatto le monachelle almeno tre volte, scottandomi pure dopo aver passato il filo nella fiamma.


Non si smette di pensare al tavolo da lavoro, o almeno io non lo faccio. Ma lì riesco a pensare in maniera diversa. Usando le mani, forse i pensieri diventano anch'essi più concreti, e si liberano delle tossine che a volte li inquinano. Al tavolo da lavoro, a volte, si ritrova anche se stessi.


Ciao a tutti!

giovedì 21 agosto 2014

Lui, il tavolo, e loro, le cose incompiute

Timidamente, dopo un lungo periodo d'assenza, mi sto riavvicinando - se non proprio fisicamente, almeno mentalmente - al tavolo da lavoro. Quando, per un motivo o per l'altro, rimango per un bel periodo lontana da lui, il tavolo, il riavvicinamento è sempre timido, un po' reverenziale, un po' timoroso. Forse perché so che, appena mi avrà ricatturata, ricominceranno le immersioni senza fine, con tutte le gioie, sì, ma anche le tante fatiche... Bazzicandogli attorno, quasi ci studiassimo a vicenda, stamattina ho allungato lo sguardo su uno dei piattini che contengono spunti o pezzetti di oggetti semi-ma-mai-finiti. Ed ecco, lì nel mezzo, uno sbrilluccicare.


Un paio di orecchini che, non penso proprio di sbagliarmi o esagerare, sono fermi lì ad aspettare un esito da almeno un anno, se non di più. Nati dalla volontà di realizzare questa forma, ne sono stata in seguito tanto fiera per la texture e la leggera imbutitura- che sì, lo ammetto, mi piacciono parecchio -, quanto delusa dall'aver "rovinato tutto" con le decorazioni, e mi riferisco in particolare ai piccolissimi mezzi cristalli.


Lì s'è fermato tutto. Tanto che gli orecchini sono rimasti anche senza i gancetti per le orecchie, sospesi così, nella loro condizione incompiuta. Smonto tutto? Li completo con le monachelle? Non lo so... però potrebbe essere una scusa per cominciare a riavvicinarmi per davvero al tavolo da lavoro...


Ciao a tutti!

martedì 19 agosto 2014

Grazie ragazze!

Gli incontri, virtuali o reali che siano, che regala questa passione del fare a mano sono, lo confermo per l'ennesima volta, uno degli aspetti più emozionanti dell'attività. Ho avuto, infatti, il privilegio di conoscere e incontrare un bel po' di persone speciali, che sento ormai come amiche. A loro spesso va il mio pensiero ("chissà come sta?", "sarà davvero felice dei miei goielli?", "farà bel tempo da lei?" e così via...), e le immagino ognuna nel proprio luogo di residenza in giro per l'Italia, legando anche le notizie che arrivano da determinati luoghi della penisola alle persone che proprio là vi abitano.
Oggi sono qui a scrivere per ringraziare di un "incontro" particolare, che mi è capitato lo scorso maggio. Particolare da più punti di vista: numerico (le ragazze erano 9!); produttivo (mi sono messa al tavolo da lavoro come in catena di montaggio per produrre in serie: bella sfida!); emotivo (i miei orecchini dovevano andare... in scena con le ragazze!).


Il grazie di cuore va a Paola, Paola Leoni, danzatrice di danza araba. Dovendo portare in scena lo spettacolo con le sue allieve, Paola mi contattò per commissionarmi gli orecchini "sfere" che avrebbe voluto che le ragazze indossassero sul palco e gli orecchini "ottone e ametista" che avrebbe indossato lei.


E le parole che Paola ha usato per spiegare la scelta di rivolgersi a me sono state un tuffo al mio cuore di "artigiana": "...preferisco di gran lunga - mi scrisse Paola - le cose fatte con il cuore piuttosto di quelle comprate in modo anonimo ed asettico!". Quali parole più belle, che toccano esattamente il senso del nostro fare?!


Purtroppo io e Paola abitiamo lontane, sicché non l'ho potuta nè conoscere di persona, nè ho potuto assistere allo spettacolo. Ma Paola mi ha inviato alcune foto, che qui vi mostro: lei è con il bellissimo abito bianco!


Grazie Paola e grazie ragazze: l'avventura emotiva e - non trovo il termine più adeguato, perciò passatemelo - "professionale" che mi avete regalato è stata una pietra miliare in questo mio percorso, non la scorderò mai!

Ciao a tutti

lunedì 16 giugno 2014

Orecchini in verde e lavori su richiesta

Della serie, come il tempo e le esperienze possono far, se non proprio cambiare, almeno ammorbidire le proprie idee. Eh sì, proprio questo mi sta accadendo in fatto di realizzazione di lavori su richiesta. Tanto tempo fa apprezzavo soltanto l'aspetto di sfida con me stessa che le commissioni mi ponevano, e le richieste, lo ammetto, mi pesavano un po', perchè non mi lasciavano del tutto libera di poter applicare la regola del "fare ciò che mi piace quando ne ho voglia e come mi viene".
Oggi, in un periodo in cui il soddisfare le richieste sta interamente occupando il tempo che riesco a ritagliare dal lavoro e dalle incombenze quotidiane e a dedicare a questa passione, posso dire che le richeste mi hanno in realtà regalato diversi aspetti positivi.
Innanzitutto, e di questo ringrazio con il cuore tutte voi, il conoscere e interagire con persone diverse, a volte veramente straordinarie, ognuna con una sua storia, tutte capaci di regalarmi grandi emozioni. E poi mettermi alla prova, sia nel ripetere, anche più volte, alcuni dei miei pezzi, sia nel trovare una soluzione nuova, capace di soddisfare sia me che la committente. Anche questi aspetti penso che possano essere dei passi in avanti, delle esperienze che fanno in qualche modo crescere questa avventura in cui posso dire di essermi, bene o male, imbarcata. Un esempio di questi lavori su commissione sono questi orecchini in verde.


Perle dal taglio inusuale provenienti da una collana - azzardo giada verde, ma non so di che pietra dura si tratti -, abbinate a due piccole ellissi di rame tagliate a mano, lavorate con un accenno di foldforming che crea una decorazione lineare e pulita, imbutite, anticate con solfuro potassio e ripulite. Questa realizzazione ha saputo rispondere alla richiesta di "un paio di orecchini sui toni del verde".


Ma prima di loro, per la stessa richiesta, sono nati altri due paia di orecchini sui toni del verde. Entrambi realizzati con perle di vetro color verde bottiglia e verde turchese e con l'inserimento di un dischetto di rame lavorato a mano. Gli uni con perlina verde a pastiglietta, su cui ho inserito una rondellina decorativa che fa anche in modo che la pastiglietta non giri su se stessa ma rimanga esposta di faccia.


Gli altri con perline di vetro verde a botticella, protette da coppette di rame cui non riesco a rinunciare, nonostante non siano fatte da me a mano: fanno apparire qualunque perla un germoglio, e a questa idea io cedo...


Ciao a tutti!

sabato 31 maggio 2014

Assenza e "classici"

Sono assente dal blog da tanto tempo. Fondamentalmente per due ragioni. La prima, il fatto che in quest'ultimo periodo ho ricevuto, con grandissima soddisfazione è ovvio, un po' di richieste: il tempo necessario a soddisfarle ha assorbito tutto il tempo libero fuori dal lavoro quotidiano e dagli altri impegni. La seconda, il fatto che le richieste di oggetti o già realizzati in passato o con indicazioni abbastanza precise mi hanno tenuta ferma dalla sperimentazione, o comunque dalla realizzazione di qualcosa di nuovo e diverso da mostrare qui nel blog. Tutto quanto detto è stato, comunque, rivelatore del fatto che, tra quelli che mi lancio a definire "classici" di robe da gatti, ci sono anche i bangles a doppio rivetto. Questi gli ultimissimi nati: due tris, uno con tutte perle di fluorite, l'altro con perla al lume, onice e perlina di vetro bianca.


Ai "miei" bangles dedico questo post, per dire che, nati un po' per caso, un po' per esperimento, si sono rivelati un oggetto apprezzato. La base di partenza è il filo di rame da 2 millimetri a sezione rotonda. I passaggi che eseguo per realizzarli sono tanti e molto probabilmente un professionista direbbe che sono sbagliati; sicuramente lo direbbe degli attrezzi che uso: non posseggo mandrini (né per i bracciali, né per gli anelli), e lavoro con blocchetto e martelli, un tubo corto di cartone parecchio rigido recuperato da qualche imballaggio di  non ricordo più che cosa, lo stocco da tavolo di legno e, ebbene sì, un pezzo di classico tubo Innocenti stretto fermamente nella morsa del tavolo da lavoro...


Appiatisco il filo, poi lo chiudo a cerchio per segnare la giusta lunghezza ed eventualmente accorcio. Smusso gli angoli delle cesure e poi passo all'appiattimento della parte terminale del filo che conterrà i fori e alla martellatura. Richiudo a cerchio per vedere dove far cascare esattamente i fori del trapano in cui far passare i rivetti. Quindi foro, preparo i rivetti, rivetto, cerco di eliminare ogni asperità, aggiusto un po' la forma sui tubi e dando eventualmete qualche colpetto di martello sul blocchetto. Segue la pulitura, la patinatura con solfuro potassio e la lucidatura. Operazioni che, dette così tutte d'un fiato, non sono nulla di che. Ma l'imprevisto è sempre dietro l'angolo: per esempio, un colpo di martello esagerato può rendere un tratto del bracciale debole; un foro del trapano che scivola di quache millesimo di millimetro fa saltare tutto il lavoro...


Il finale è la parte più facile e divertente: la scelta della perla da abbinare, che finora ho sempre decorato con una coppetta di rame realizzata a mano, montata su chiodino a pallina rigorosamente realizzato a mano. Qui davvero ci si può sbizzarrire. Finora su richiesta credo di aver realizzato almeno una ventina di bangle: e il tris per me è ancora lì che attende fra i tanti progetti...


Ciao a tutti!

martedì 22 aprile 2014

"Forza preziosa" - vecchi modelli e rivisitazioni

Mi è capitato con gran stupore e, al contempo, soddisfazione, che qualcuno abbia trovato apprezzabile uno dei miei vecchi lavori. Per intenderci, quelli degli inizi, quelli che la tentazione è forte di farli sparire dal blog, quelli che, tuttavia, nonostante oggi li critichi moltissimo da non riuscire quasi a guardarli, rimangono comunque lì. Per una certa dose di onestà (mista a una punta di masochismo!) che vuole dare in questo modo un senso al tutto, testimoniando un percorso. In fondo, anche ogni nuova puntata del blog per me è così: pubblico un nuovo post, magari anche con una certa soddisfazione per ciò che ho fatto di nuovo e mostro, e poco tempo dopo, a distanza anche di poche ore o giorni, ecco che prevale l'ipercriticità e il senso di insoddisfazione, perché poteva essere fatto meglio. Ma tornando a noi, riguardo a ciò che dicevo all'inizio, il vecchio lavoro cui facevo riferimento è la collana "forza preziosa". La rivisitazione è passata per anticatura del filo a fiamma.


Alle piccole ellissi del vecchio modello, realizzate ognuna come componente singolo, ma non chiuso con la saldatura, ho preferito qui sostituire nodini a orefice con cappio dalla forma ellittica appiattita a martello, ottenendo così due vantaggi.


Il primo: in questo modo, secondo me, l'insieme guadagna una certa femminilità in più, grazie alla forma allungata degli occhielli, e grazie alla leggerezza del filo, più sottile ma ugualmente resistente per via della battitura. Il secondo: con l'uso dei nodini, ho allegramente superato il problema della saldatura dei singoli pezzi... insomma, vecchi modelli, ma anche vecchi e perduranti problemi! Mi sa che quando mi deciderò a mettermi a saldare come minimo farò una festa!


Chiude la collana l'inserimento di piccolissimi mezzi critalli di colore praticamente identico alle perle di amazzonite: il piccolo moschettone può così agganciarsi nei diversi anellini tra un cristallo e l'altro, in modo da rendere la lunghezza della collana variabile di qualche centimetro in più o in meno.


Ciao a tutti!


domenica 13 aprile 2014

Ottone e granato - orecchini

Non posso negare che lavorare su richiesta mi mette una certa ansia (perchè penso sempre di non riuscire a essere all'altezza), ma anche che, in realtà, mi aiuta molto: sia perché mi sprona a mettermi al tavolo da lavoro con l'idea di dover concludere, sia perché a volte dalle richieste nascono idee nuove a cui probabilmente non avrei mai pensato. Questa cosa è accaduta con gli orecchini ultimi nati (in realtà quelli che vi mostro qui in foto sono la seconda copia, perché i primi li ho realizzati e consegnati senza aver avuto il tempo di fotografarli).


Un'amica, volendo degli orecchini da abbinare a un bellissimo anello d'oro e granati che indossa, mi ha chiesto cosa ne pensassi del possibile inserimento del granato in una forma d'orecchino che fosse quella già sperimentata negli "ottone e ametista". L'idea mi è piaciuta subito! Trovo, infatti, che il color oro e il granato siano una coppia perfetta. E che il granato scaldi anche il colore un po' freddo dell'ottone, rendendolo più gradevole alla mia vista che, lo ammetto, difficilmente gradisce l'ottone.


Dopo una vana ricerca di granati sfaccettati, mi sono dovuta accontentare di granati lisci, da 6 millimetri. Attorno a perline piuttosto piccine, anche l'insieme è riuscito contenuto nella dimensione. Il che, se nella realizzazione complica un pochino le cose, nel risultato penso che regali quel qualche cosa in più: un pochino di ricercatezza e delicatezza che evita dimesioni ed effetti "chiassosi". I dischi sono tagliati e rifiniti a mano, martellati, anticati appena a fiamma e lucidati. I chiodini a pallina realizzati a fiamma sono passati per decapaggio in aceto e sale.


Ciao a tutti!

martedì 1 aprile 2014

Un'emozione in più

Regalarsi o regalare un oggetto fatto a mano. Magari un oggetto realizzato da mani di persone che non sono artigiani di mestiere o professionisti, ma semplici appassionati. Decidere di rivolgersi proprio a loro, contattandoli attraverso un computer, a chilometri di distanza, senza poter avere la possibilità di toccare e vedere dal vero l’oggetto prescelto. Perché farlo?

Basta uscire di casa per trovare negozi che offrono ogni genere di oggetti, più o meno utili, più o meno belli, più o meno (tanto, troppo meno) costosi a seconda di quanto sono “made in” più o meno lontano dal nostro piccolo, strano e molto relativo mondo, dove per pochi soldi, volendo, ti porti a casa un’intera scintillantissima parure. Perché scegliere, invece, proprio quell’oggetto fatto a mano?

E’ una delle domande cardine con cui metto continuamente e criticamente in discussione il mio lavoro di autodidatta artigiana di gioielli. Ed è una domanda a cui, quando invece sono io a rivolgermi ad artigiani per avere i loro oggetti, saprei facilmente rispondere. Elencando una nutrita serie di motivi, che, grazie ad Anna, ho capito potersi riassumere in una sola parola: emozione.

Sì, perché non soltanto l’oggetto fatto a mano, per questo unico, costruito in ore di lavoro che sono passione e fatica, è capace di assorbire e trasmettere le energie da cui è nato. Ma anche perché lo scambio che si ha con chi queste cose le costruisce è a volte unico. Virtuale, eppure molto più umano e reale di quello che io riesca generalmente a trovare in un negozio reale.

Ecco, Anna mi ha regalato proprio questo. Suggerendomi, così, la risposta forse più semplice alla domanda iniziale: perché farlo, perché scegliere un oggetto artigiano? Perché regala una impagabile emozione in più.


Ciao a tutti!

domenica 9 marzo 2014

Coppette. Di (quasi) primavera

Mi è capitato oggi di trovarmi operativa al tavolo di lavoro alle 7 del mattino. Quando la bella stagione non è ancora arrivata, non mi succede spesso, perchè dopo una settimana lavorativa - e relative sveglie prima delle 7 -  tendo a trattenermi a letto almeno un'oretta in più. E' allora, alle 7 di stamattina, che ho assaporato uno di quei momenti che questa passione sa regalarci: silenzio in casa, i primi raggi di un sole che finalmente annuncia la primavera, le mani che lavorano e via via si anneriscono e, alla fine, un lavoro semplice, ma che tornerà utilissimo da trovare pronto all'occorrenza. Nello specifico: coppette, per rivestire perline da 6 e 8 millimetri.


Un ordine arrivato e la consapevolezza che durante la settimana è difficile trovare il tempo necessario mi hanno dato la spinta a portarmi un pochino avanti con il lavoro e preparare quelle cosine tanto semplici quanto di lunga realizzazione, tanto miniaturizzate quanto ripetitive che... se non trovo il momento giusto è difficile che mi ci metta.
La bellezza della luce dei primi raggi di quella che è stata poi una splendida giornata di sole ormai primaverile mi ha dato entusiasmo, spingendomi a prendere la macchina fotografica per scattare una foto di quel momento. Allora mi è venuto in mente che più di una volta mi sono sentita domandare come facessi queste coppette. E così ho continuato a fare uno scatto a ogni passaggio.
Primo passo: ritaglio a mano le sagome disegnate sulla lamina, forate al centro con il trapano. Quindi, pulisco le tracce del pennarello.


Dopo averle battute e brunite a fiamma, il passaggio nel dapping block per l'imbutitura.

Per eliminare le irregolarità dei contorni tagliati a mano, do una bella passata sulla carta vetrata.

E poi la lima, per levigare le eventuali  ulteriori piccole asperità.


Lana d'acciaio per ripulire la superficie.


Un collaudo su perle da 6 e da 8 millimetri...


ed eccole pronte per nuove avventure.


Ciao a tutti!